L’associazione nazionale dei magistrati amministrativi, in riferimento alle esternazioni che, secondo le notizie di stampa, avrebbero trovato luogo nel corso di una “lezione” di Bioetica rivolta agli studenti di medicina dell’Università di Bari, coglie l’occasione per svolgere qualche breve considerazione.
L’intento che ci muove è quello di impedire che alcune grottesche affermazioni, con le quali si pretenderebbe di distinguere tra attività lavorative appropriate per le donne e quelle che tali non sono, pur nella loro insensatezza, possano produrre l’effetto di scoraggiare le giovani studentesse dall’intraprendere determinati percorsi professionali, particolarmente qualificanti.
A tale scopo occorre ribadire che la magistratura italiana nel suo complesso, e quella amministrativa nello specifico, accolgono al loro interno una significativa componente femminile, che ha offerto e continua a offrire, oggi anche da alcune posizioni di vertice, un importante contributo all’evoluzione giurisprudenziale, al dibattito interno ed esterno, e in generale allo sviluppo culturale del Paese.
La magistratura è unica, e la pretesa di distinguere al suo interno in base al genere dei professionisti che la compongono fa torto alla ragione, prima ancora che essere contraria ai principi democratici su cui si fonda l’ordinamento italiano.
Il nostro sentito auspicio è pertanto, in particolar modo, rivolto alle giovani donne, che non devono lasciarsi scoraggiare da messaggi fuorvianti, volti a costringere entro limiti angusti i propri orizzonti professionali e umani: a loro chiediamo di non rinunciare ad impegnarsi per assicurare il loro apporto alla magistratura e alla società civile tutta, che non intendono consentire alla dispersione di un prezioso capitale umano.
LA PRESIDENTE GIACINTA SERLENGA
LA VICE PRESIDENTE DARIA VALLETTA