Di seguito l’intervento del Presidente Giampiero Lo Presti su il Sole 24 ore
– 16/2015 pg. 46 –
Con i precedenti più uniformità
INTERVENTO
Celerità e semplificazione: la scelta del Tar di Brescia (si veda la scheda qui sotto) ha marcato un significativo passo in avanti in questa direzione. Infatti, sterili critiche a parte, i giudici amministrativi, per una sollecita e puntuale definizione delle controversie, hanno fatto un uso attento degli strumenti processuali a disposizione, così come segnalato opportunamente anche da questo giornale, attraverso il cosiddetto richiamo sintetico ai precedenti giurisprudenziali.
È una tecnica motivazionale dei provvedimenti giurisdizionali che consente, nei casi di maggiore linearità o semplicità, o nei casi comunque già adeguatamente e completamente analizzati dalla giurisprudenza, di pervenire ad una pronuncia definitoria in tempi brevissimi e con il minimo impiego di risorse. Così facendo, il giudice può dedicarsi con maggiore energia alla soluzione delle altre controversie più nuove o complesse.
Nelle materie sensibili, del resto, l’esigenza di maggiore uniformità delle pronunce giurisprudenziali, garantita anche attraverso il richiamo ai precedenti orientamenti consolidati, è sempre più avvertita in considerazione, per esempio, delle ricadute sull’economia pubblica degli interventi dei giudici amministrativi. Il cambiamento della giustizia amministrativa passa per anche questo versante.
La ragionevole durata dei processi attraverso un uso accorto, da parte del giudice, di modalità processuali semplificate in materie che presentano problemi tecnici di modesta portata, ma che spesso alimentano un contenzioso quantitativamente molto consistente, è la sfida dei prossimi anni anche per la giurisdizione amministrativa. La volontà del legislatore, d’altronde,è sempre più orientata in questa direzione con l’esigenza di garantire ai cittadini una risposta di giustizia quanto più possibile pronta e spedita.
Lo stesso processo telematico, il cui debutto è atteso per il 1° luglio, dovrà essere accompagnato dal ricorso sempre più ampio a tecniche motivazionali che consentano alla giustizia amministrativa risposte pronte e puntuali nell’individuazione della regola da applicare al caso concreto.
Del resto, la scarsa efficienza delle pubbliche amministrazioni,e purtroppo i fenomeni di corruttela vasti e ramificati che quasi quotidianamente vengono alla luce, accrescono ogni giorno di più la necessità della presenza articolata sul territorio e dell’operato capillare di un giudice amministrativo forte, indipendente e autorevole, un giudice “specializzato” che conosca a fondo le modalità di svolgimento dell’attività amministrativa e che così possa e sappia ricondurre l’agire dei pubblici poteri al rispetto del principio di legalità.
Auspicabili cambiamenti, dunque, nel senso del rafforzamento della giustizia amministrativa, che sono ben altra cosa rispettoa rilievie critiche spesso troppo accese e ingiustificate, in un clima generale di attacco alla giustizia amministrativa.
È di queste ore l’ennesima polemica – a seguito dei tragici fatti milanesi – sulle pronunce dei giudici amministrativi italiani in materia di provvedimenti di revoca del porto d’armi. Polemica che, ancora una volta, muove dal totale disconoscimento persino del dato statistico che vede, nella stragrande maggioranza dei casi (intorno al 90% del contenzioso in materia), il rigetto dei ricorsi da parte della giustizia amministrativa, considerato che i provvedimenti di revoca dei porti d’armi sono generalmente basati sulla sopravvenuta inaffidabilità del titolare, quest’ultima conseguente ad accadimenti specifici, e sulla base di una precisa disposizione di legge che rimette alla discrezionalità tecnica dell’autorità amministrativa la valutazione di merito.