Il presidente Giampiero Lo Presti e il segretario generale Fabio Mattei respingono le accuse di invadenza del Giudice Amministrativo che si limita a fare ciò he è tenuto a fare: CONTROLLARE LA LEGITTIMITA’ DELL’AZIONE DEI PUBBLICI POTERI A TUTELA E INTERESSE DEI CITTADINI.
-) intervista Giampiero Lo Presti (Presidente) su ‘Il Tempo’:
http://www.iltempo.it/politica/lo-strapotere-del-tar-e-una-favola-1.1337870 (riportata anche in calce);
-) *in allegato (File PDF) l’intervista resa di Fabio Mattei su ‘Il Mattino’
Il testo dell’intervista del Presidente Lo Presti:
Parla Giampiero Lo Presti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati amministrativi
Giù le mani dal Tar. A chi accusa la giustizia amministrativa di condizionare e ingolfare con la sua straripante intrusività riforme, destini politici, assetti infrastrutturali del Paese, risponde garbato ma secco il presidente dell’associazione nazionale magistrati amministrativi Giampiero Lo Presti. «Siamo diventati il male d’Italia, ma nessun giudice potrebbe non applicare la legge in ossequio a considerazioni politiche di opportunità».
Presidente, per D’Alema ormai «i Tar contano più del Quirinale».
«Sono accuse che respingiamo. Sono comprensibili forme di insofferenza verso una fase di controllo esercitata da un giudice sopra le parti, ma il giudice amministrativo è chiamato a esercitare questo controllo dal nostro ordinamento costituzionale, in ossequio al principio della separazione dei poteri. Siamo ai fondamenti del sistema costituzionale».
Siete accusati di tenere in scacco l’Italia.
«Il giudice amministrativo è purtroppo spesso criticatissimo perché si tratta di andare a sindacare dall’interno l’esercizio del potere pubblico. E si badi che il sistema dei controlli pubblici negli ultimi decenni in Italia è stato fortemente depotenziato, sempre in nome delle esigenze di efficacia, efficenza e speditezza dell’azione pubblica, tutte rilevanti, ma non di minor rilievo rispetto a quelle di garanzia della legalità».
Nell’opinione pubblica si sta però creando l’idea che i Tar possano capovolgere quasiasi decisione…
«Non credo che nell’opinione pubblica si sia generato questo convincimento. Probabilmente è quello che viene affermato da alcuni strumentalmente. Noi semplicemente proviamo a far applicare le regole, esaminando ricorsi di privati cittadini opposti a pubbliche amministrazioni, in rapporti che si caratterizzano per una disparità di posizioni. La strada maestra per evitare l’intervento del giudice rispettare le regole. Noi siamo un presidio di legalità, basti pensare alle gare pubbliche dove una parte importante delle norme che si applicano è recepita nel nostro ordinamento direttamente dalla Ue».
Nulla da migliorare nella nostra giustizia amministrativa?
«Io credo che la giustizia amministrativa necessiti innanzitutto di un rafforzamento, i giudici amministrativi di primo grado in totale non superano le 300 unità e in appello abbiamo 80 magistrati circa a fronte di un contenzioso complesso. Le pronunce dei Tar in questi anni hanno aperto delle frontiere importanti e questo non va disconosciuto».
Come giudica la decisione del Tar su De Magistris?
«Non conosco nel merito della vicenda. Dico solo che è dovere del giudice, quando ritenga non manifestamente (e sottolineo l’avverbio) infondata una questione di legittimità costituzionale sollevata dai ricorrenti, rimettere la valutazione alla Consulta. Questo percorso viene seguito sempre, per chiunque e obbligatoriamente».
Quale potrebbe essere l’impatto sulla legge Severino della decisione della Consulta?
«Una caduta dall’ordinamento delle norme dichiarate incostituzionali opera retroattivamente. La norma in questi casi viene espunta con efficacia retroattiva dall’ordinamento».