L’Associazione nazionale magistrati amministrativi (A.N.M.A.) esprime forte preoccupazione rispetto all’intendimento del Governo di disporre un’ulteriore concentrazione di ricorsi al tar del Lazio con riferimento alle opere pubbliche finanziate, in tutto o in parte, con le risorse del PNRR e di imprimere un’ulteriore accelerazione al relativo rito, attraverso un decreto legge –da quanto si apprende- in corso di esame. Tali misure rischiano di compromettere la funzionalità della giustizia amministrativa ad oggi dimostrata dai –ridotti e competitivi- tempi medi di decisione degli appalti (119 in primo grado e 155 in secondo grado) e di travolgere l’effettività del diritto di difesa di cittadini e imprese. Un’ulteriore contrazione dei tempi di ricorso e decisione si porrebbe in contrasto frontale con le garanzie costituzionali di effettività ed efficacia della tutela giurisdizionale contro le decisioni illegittime della pubblica Amministrazione (art.113) e con gli stessi obiettivi di effettività di tutela dei diritti affermato nel PNRR, come condizione dell’erogazione dei finanziamenti; così come l’ulteriore concentrazione delle decisioni al Tar centrale, su questioni sensibili e di rilevante impatto sui territori, svuoterebbe di contenuto sia la garanzia costituzionale di territorialità del giudice amministrativo (art. 125) sia, più in generale, il processo di valorizzazione delle autonomie territoriali in corso da un ventennio (titolo V). Con il rischio concreto di portare al collasso il Tar centrale, già oberato da un terzo dei ricorsi proposti a livello nazionale e da un impegnativo progetto di smaltimento dell’arretrato previsto dallo stesso PNRRR; altresì trascurando un altro dato: che, verosimilmente, una parte del contenzioso che si vuole spostare al centro possa risultare già incardinato presso i Tribunali territoriali. L’Associazione auspica pertanto che l’adozione di misure di così forte impatto sulla giustizia e sui giudici amministrativi, che rischia di abbassare il livello di tutele in nome di una celerità già garantita dall’attuale sistema, sia preceduta da un confronto con l’Associazione che chiede quindi, a gran voce, di essere ascoltata.